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    La Maschera

    Uno, Nessuno e Centomila

    “Imparerai a tue spese, che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” cit. Luigi Pirandello

     

     

     

      Maschera, chi più di Pirandello può venirci in aiuto a disquisire sul tema. Secondo il pensiero del nostro illustre autore, l’individuo, sia esso uomo o donna, naturalmente, si nasconde dietro una maschera che impedisce di conoscere la propria personalità. Per questo, sostiene che nella vita reale, le persone indossano maschere che le trasforma in personaggi e non le rivela per come sono veramente.

       

      E per essere noi stessi cosa dobbiamo fare?

      Solo nel momento in cui l’individuo decide di togliersi quella maschera è se stesso, ma proprio per questo non verrà riconosciuto, verrà considerato diverso, rifiutato e perché no, definito pazzo, come succede al protagonista del suo libro. Vitangelo Moscarda, che rifiutando l’immagine che lo specchio gli rimanda, un’immagine che non gli appartiene, una immagine diversa da quella che lui aveva di se stesso, quell’Uno che credeva di essere che invece non è, e che pertanto lo porta a capire che essere Nessuno, non gli importa, così come assumere Centomila identità che gli altri gli attribuiscono, poiché non può essere se stesso.

       

      E secondo voi, viviamo tutti così?

      Apparteniamo ad una società che ci chiede di essere maschere e non persone, come sostiene Pirandello, il quale ci invita a riflettere sul fatto che ognuno di noi è costretto ad indossare maschere diverse nel suo quotidiano, e che la principale causa è dettata dalle aspettative che gli altri hanno su di noi.

      Le maschere che indossiamo, sono così adattate alla nostra vita, che si sovrappongono al nostro io autentico e per questo ci palesiamo per come dobbiamo essere e non per come ci sentiamo dentro, al punto tale da identificarci con la nostra maschera.

       

      Si può uscirne da tutto questo?

      Per Pirandello le uscite ipotizzate sono due, ed entrambe tragiche, l’una è la follia, l’altra è la morte, poiché gli obblighi e le convenzioni sociali schiacciano ed impediscono di essere felice.

      Per noi, io dico che invece, sia assolutamente possibile uscirne senza rimetterci il senno o la vita.

      La scelta di indossare una maschera, nella società attuale, nasce spesso dalla paura di non essere accettati di conseguenza di essere esclusi.

      Attraverso la maschera possiamo adattarci alle circostanze e nasconderci in modo da rendere più semplici le relazioni, non mettersi mai in gioco, ci tiene apparentemente al riparo, o almeno così crediamo, farci apprezzare e non incorrere in nulla che possa avere conseguenze negative per noi.

      Detta così, la maschera potrebbe anche avere una funzione positiva, proteggerci, tenerci alla larga da ciò che percepiamo come qualcosa che possa nuocerci. Una alleata che ci consente di sopravvivere e ad adattarci alle circostanze della vita nelle relazioni in cui veniamo a trovarci.

      Ma spesso la maschera che portiamo, non riveste affatto questo compito e se lo crediamo, ci inganniamo da soli. Non sono “adattive”, ovvero non ci servono per stare in una situazione, non ci favoriscono o non ci tutelano da nulla, ma svolgono proprio la funzione contraria, appiccicandosi addosso in modo permanente, sostituendosi al nostro vero essere.

      Tale condizione ci confonde al punto tale da farci chiedere se siamo davvero così. Se la maschera troppo a lungo indossata possa essere una parte di noi e non più uno strumento a cui quando decidiamo ricorriamo.

       

      Che fare quando ci accorgiamo di ciò?

      Dobbiamo levarcela il prima possibile, anche se questo ci fa sentire nudi, dobbiamo riappropriarci della nostra vera identità. Imparare ad accettarci per come siamo ci rende liberi, liberi da quei condizionamenti che ci impediscono di stare in relazione con gli altri in maniera autentica.

      La maschera a lungo portata ci impedisce di sentire le nostre emozioni, ci allontana da ciò che realmente vogliamo perché viviamo in una finzione. Non essere in connessione con le nostre emozioni ci giocherà un brutto scherzo, infatti ci metteremo la stessa maschera più e più volte senza realizzare che la scena è cambiata e i gli spettatori sono andati via.

      Riconoscersi come persone meritevoli di stima, amore, ci permette di essere avvicinati da chi ci apprezza realmente, avere amicizie sincere e amori veri.